Dal 9 all’11 luglio 2024 si è tenuto in Piemonte il primo dei due eventi di formazione per formatori previsti dal progetto europeo Erasmus+ «SOS Popillia», con una tre giorni organizzata come segue:
- Giorno 1. Pomeriggio: prima sessione di formazione in aula, a Torino presso la sede del capofila e organizzatore “Accademia di Agricoltura”.
- Giorno 2. Tutto il giorno: esperienza sul campo in un’area infestata, in provincia di Novara.
- Giorno 3. Mattina: seconda sessione di formazione in aula, nuovamente a Torino.
La partecipazione è stata superiore alle aspettative: un totale di 22 persone, ospitando anche 4 studenti delle scuole partner “Scuola Agraria Salesiana” (Italia) e “Lycée Agricole Costa de Beauregard” della “Fondation du Bocage” (Francia), e 2 insegnanti di due scuole esterne al partenariato.
La formazione ha permesso ai partecipanti di identificare l’insetto da quarantena Popillia Japonica (PJ), conoscere il suo impatto sugli agroecosistemi e le possibilità di controllo per evitarne la diffusione, essere aggiornati sulle normative vigenti in materia di lotta e prevenzione per non incorrere in sanzioni per comportamenti scorretti, e imparare a proteggere giardini, orti e frutteti di casa.
I relatori principali sono stati due figure autorevoli per il settore di studio: il Dr Alma, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DiSAFA) dell’Università di Torino, membro di gruppi di lavoro internazionali sullo studio degli insetti dannosi, autorità europea in campo entomologico e membro del gruppo di studio PJ dell’Accademia, e il Dr Bosio, funzionario entomologo del Settore Servizi Fitosanitari e Tecnico-Scientifici della Regione Piemonte, responsabile della ricerca regionale su PJ, membro del gruppo di studio PJ dell’Accademia e del gruppo di lavoro europeo H2020 “IPM-Popillia project”. Degno di nota è stato l’intervento del Dr Cugnetto, enologo, consulente di aziende vinicole in varie regioni italiane ed estere e membro del gruppo di studio PJ dell’Accademia, che ha aggiornato i partecipanti sugli sviluppi della ricerca che potrebbero diventare attivi in un futuro abbastanza prossimo e ha illustrato altri progetti europei in corso nella lotta alla PJ, attraverso piattaforme software DSS che raccolgono, analizzano e interpretano dati provenienti da diverse fonti per aiutare gli agricoltori a prendere decisioni informate.
Per i partecipanti non sono mancati momenti di svago e di affiatamento: un breve giro turistico del centro di Torino e una cena di benvenuto per i partner francesi a chiusura del 1° giorno di lavoro, un Social Lunch il 2° giorno – che è stato un momento significativo per socializzare assaggiando i prodotti locali: fortunatamente il riso non era ancora stato attaccato dal coleottero! – e un pranzo a buffet in piedi in Accademia che ha concluso l’evento.
La Popillia Japonica (PJ) è una grave minaccia per centinaia di specie vegetali, un serio flagello per l’agricoltura, i tappeti erbosi e il paesaggio; un’emergenza per la salute delle piante in Europa. Il coleottero è polifago e si nutre di molte specie durante il periodo adulto: la vite gli è particolarmente favorita, ma si nutre di tutto ciò che è disponibile da maggio a luglio – tigli, betulle, noccioli, alberi cittadini, mais, ortaggi e, poiché molti frutti maturano in quel periodo, si nutre anche di albicocche, pesche e piccole bacche. Questo parassita è stato introdotto accidentalmente nell’Europa continentale nel 2014 e può facilmente diffondersi nel corso del commercio e della circolazione di merci e persone. Minaccia l’intero settore agricolo, i paesaggi urbani e la biodiversità nelle aree invase.
Gli agricoltori sono molto spaventati nelle zone colpite, mentre nelle zone ancora libere è difficile attirare la loro attenzione. Pertanto, è veramente urgente far loro comprendere la gravità del problema e diffondere l’allarme.
Durante l’esperienza sul campo, i partecipanti hanno avuto il loro primo “shock da Popillia”: diverse piante erano attaccate da migliaia di insetti, che erano in un’intensa fase di accoppiamento – con conseguente deposizione delle uova per la stagione successiva –, lasciando solo le nervature delle foglie, mentre a pochi metri di distanza c’erano alcuni alberi praticamente intatti come se non fossero stati apprezzati dal coleottero.
Ascoltare le testimonianze sulla gravità dell’invasione del coleottero, sia sugli ortaggi che sulla frutta del momento – pesche, albicocche e susine – è stato molto istruttivo: era il racconto di chi convive da anni con l’evoluzione dell’infestazione e con la sperimentazione di una difesa con metodi alternativi per capire quale metodo possa in qualche modo tutelare il raccolto, perché quando il coleottero fa la sua comparsa, la frutta è ormai matura e il danno da PJ è sia qualitativo che estetico, rendendo il prodotto invendibile.
Conoscere le fasi di sviluppo e il comportamento del coleottero aiuta a capire come utilizzare al meglio gli strumenti e i processi di prevenzione e controllo. L’aspetto esteriore è essenziale per distinguere quest’insetto da altre specie. La descrizione può aiutare gli operatori a intervenire, mentre i ricercatori cercano di sviluppare avversari naturali – funghi e batteri – in grado di bloccarne la crescita e la proliferazione. La ricerca è particolarmente complessa perché deve considerare altri coleotteri con funzioni utili allo sviluppo agronomico.
Il dialogo tra gli imprenditori agricoli e i partecipanti è stato intenso e costruttivo, a dimostrazione dell’importanza dello stretto legame tra mondo della formazione e impresa.
Attribuzione. Ringraziamo Gilles San Martin di Namur, Belgio, per la foto del coleottero Popillia Japonica rilasciata sotto licenza CC BY-SA 2.0, tramite Wikimedia Commons.